L’antropologo S. Boni che sta studiando da alcuni anni, tramite l’approccio fenomenologico, come si attivano i sensi in un contesto di comodità, si è posto degli interrogativi importanti che possono aiutare noi terapeuti ed educatori a comprendere meglio come alla base della povertà comunicativa e cognitiva nei bambini e negli adolescenti, sempre in aumento, ci sia una grande carenza di esperienza corporea. Tale problematica comunque riguarda tutti noi, perché viviamo e ci relazioniamo ad un Mondo Confort. Come usiamo oggi il corpo? Che esperienza vive? Com’è sollecitato nella quotidianità ipertecnologica? L’uso corporeo influenza imprescindibilmente la conoscenza del mondo circostante: in questo senso, ad esempio, chi naviga su internet non sta solamente alimentando il suo immaginario o potenziando il suo corpo attraverso l’uso della tecnologia, ma più semplicemente si relaziona ad una tastiera e a uno schermo, piuttosto che a dinamiche organiche, con tutte le conseguenze sulla strutturazione cognitiva che ciò comporta. La comoda tecnologizzazione della vita è un fenomeno totale e totalizzante che investe l’attivazione percettiva, i processi cognitivi ordinari, modelli di conoscenza incorporati.