Tratto da SPECIALE NEUROSCIENZE di V. Gallese, sul linguaggio: la parola” “sensoriale” e la parola “relazionale” e liberamente modificato da Lidia Gomato
Dalle ricerche sul cervello delle moderne Neuroscienze “incarnate” o Embodied Cognition si evince che le stesse aree che si attivano in compiti linguistici si attivano anche in compiti sensori-motori che non hanno nulla di intrinsecamente linguistico. Ciò fa pensare che il senso che la parola vuole esprimere abbia in qualche modo delle radici senso-motorie. Tali studi stanno attualmente cercando di comprendere sempre meglio qual è il legame tra l’uso astratto del linguaggio e la corporeita’.
La Embodied Cognition condivide il paradigma fenomenologico del linguaggio come gesto e cerca di spiegare, sia in termini filogenetici, sia in termini concreti, come funziona il linguaggio come noi lo esprimiamo oggi. Il linguaggio nell’ottica fenomenologica è sin dall’origine relazionale, Revezs ha parlato nell’ambito dello studio dello sviluppo del linguaggio, di uno stadio primitivo di “vocalizzazione di contatto” il cui significato è quello di “qualcuno è qui” e di un secondo stadio di “vocalizzazione di richiamo” il cui significato è “io sono qui per te”.
Il linguaggio umano è il sistema di comunicazione più sofisticato perché permea e riconfigura tutta la nostra esperienza, esso parte da una dimensione pre-verbale per arrivare ad una dimensione linguistica, sia in senso filogenetico evolutivo, sia nello sviluppo del singolo individuo, cioè in senso ontogenetico. Una volta acquisita la parola entriamo nel mondo dell’uso del linguaggio e questo retroagisce riconfigurando e modulando anche tutta la dimensione pre-verbale, quindi il pre-verbale di un umano non è in tutto e per tutto paragonabile a quello di un animale pre-verbale che non ha mai sviluppato il linguaggio.