Gomato L. “L’Afasia come alterazione del gesto verbale: valutazione e riabilitazione. Approccio antropologico-fenomenologico (versione aggiornata)
Abstract
L’articolo descrive un approccio neuropsicologico di indirizzo fenomenologico alla valutazione e riabilitazione del disturbo afasico secondo la classificazione semeiologica dell’afasia ipotizzata dal neurofenomenologo Lamberto Longhi. Il linguaggio, nell’ottica fenomenologia non è concepito come un’acquisizione definitiva dell’uomo, ma è un’esperienza del soggetto continuamente rinnovabile; è un comportamento comunicativo, uno dei gesti possibili del nostro corpo, anche se il più complesso (M.Merleau-Ponty 1965). La comunicazione verbale ha come “sfondo” un corpo che si muove intenzionalmente verso il Mondo, verso uno scopo, e nel movimento esperisce la sua qualità spaziale, spazialità di situazione. L.Longhi ha cercato di studiare negli afasici i momenti di sviluppo di una struttura fondamentale spazio- temporale inerente all’orientamento corporeo e i momenti di sviluppo del gesto frasale ed ha ipotizzato tre livelli di strutturazione e simbolizzazione del gesto iconografico e del gesto frasale sui quali articola una nuova classificazione del disturbo afasico. Compito del logopedista, secondo tale ottica, sarebbe quello di valutare il livello di compromissione della gestualità verbale e non verbale e le possibilità residue di recupero del malato tramite il ” Profilo dell’afasico” , un protocollo flessibile capace di cogliere gli aspetti qualitativi della comunicazione verbale e non verbale del malato afasico. Di far ri- ri-esperire, ri-apprendere al paziente le tappe di sviluppo del gesto, verbale e non verbale, a partire dal livello compromesso sulla guida di una valenza semantica riproposta dal linguaggio convenzionale.
Gomato L. “L’afasia come alterazione del gesto verbale: valutazione e riabilitazione – Riabilitazione e Apprendimento anno, 16, n°3 – 1996 Editore G. Gnocchi
Gomato L. “Un approccio antropologico-fenomenologico alla riabilitazione dell’emiplegico” Rivista Sistema Nervoso e riabilitazione – volume VII, n°2 -2005 Cuzzolin Editore
Riassunto
L’A. propone un percorso riabilitativo neuropsicologico nel trattamento del malato emiplegico, maturato nell’ottica antropo-fenomenologica, secondo l’ipotesi semeiologica di Lamberto Longhi sui livelli di strutturazione del “gesto”.
Compito del terapeuta secondo tale approccio, sarebbe quello di far ri-esperire al malato emiplegico le tappe di sviluppo del “gesto finalistico” e della funzione di “orientamento direttivo o spazialità agibile”( spazialità che costituisce lo “sfondo” per l’organizzazione di qualsiasi gesto), a partire dal livello compromesso.
Longhi L.,Gomato L.,Manzetti O.,Parenti D, Pigazzi L.,Pimpinella K. “La parola come gesto: la sua spazialità” – Ermes Medica 1981
Riassunto
Il linguaggio nell’ottica antropo-fenomenologica è visto come gesticolazione verbale, come il dispiegarsi di un gesto unico e non come l’uso esterno di un codice sociale, e non può prescindere da un’ attività ordinatrice che è il carattere fondamentale del fatto biologico.
Gli A.A ipotizzano l’esistenza di una trama direzionale originaria propria dell’unità somatica, come “sfondo” a tutte le necessarie e successive “coerenze” (ordinamento orientato del soggetto verso l’ambiente) fino a quelle “tematiche” e considerano essenziale inserire nella valutazione del disturbo afasico anche questa dimensione spazio-temporale.
Da uno studio su 40 malati afasici si è rilevata tramite “il test dei bastoncini” una compromissione dell’orientamento direttivo dell’unità somatica in 13 casi.
L’approccio antropo-fenomenologico alla logopedia del disturbo afasico cerca di comprendere le possibilità di recupero degli afasici già a partire dalle possibilità di organizzazione di una spazialità agibile in grado di ospitare la gestualità verbale.
L’apprassia costruttiva, nell’ottica antropo-fenomenologica, non è la perdita dell’uso dello spazio euclideo, ma piuttosto la perdita della capacità di organizzare la gesticolazione percettivo-motoria secondo un tema. In senso analogo, potrebbe essere vista l’aprassia della mano che consiste nell’organizzare la gesticolazione delle dita secondo una data forma.
Si è condotta una ricerca su due gruppi di malati: 40 con emiplegia destra ed afasia e 40 con emiplegia sinistra ai quali sono stati somministrati il “test dei bastoncini” e tre prove di disegno spontaneo e su copia. Dai risultati elaborati statisticamente non si è rilevata una lateralizzazione per l’aprassia costruttiva, entrambi gli emisferi evidentemente possono dare contributi separati e diversi al complesso delle “abilità costruttive”.
Longhi L., Gomato L., Pisarri F.M “La Neuroriabilitazione: Approccio neuropsicologico e versione antropologica” Riabilitazione e Apprendimento Anno 10, n°1, 1990 – Liviana Editrice
Longhi L., Gomato L., Pisarri F.M “La Neuroriabilitazione: approccio neuropsicologico e versione antropologica” . Rivista Riabilitazione e Apprendimento Anno 10, n°2, 1990 – Liviana Editrice
Riassunto
Gli A.A partono dall’ipotesi che il livello di performance ottenuto dai pazienti cerebrolesi, attraverso i quattro sub-test proposti, esprima la capacità del tessuto cerebrale rimasto indenne dopo la lesione vascolare, di riorganizzarsi in una totalità funzionale.
Riorganizzazione che può essere valutata con l’esame dell’attività fondamentale dell’organismo: quello di ordinarsi spazialmente all’ambiente, che pertanto è ambiente orientato.
I risultati ottenuti, e valutati statisticamente sembrano confermare l’ipotesi in questione.
Una tale conferma implica anche una diversa impostazione dei programmi di riabilitazione.