Nella prima metà del Novecento il filosofo francese M. Merleau-Ponty, esponente di primo piano della fenomenologia, per superare la dicotomia mente-corpo ha scelto la terza via, quella della “relazione” tra il corpo e il mondo. Il corpo è il punto di inizio del nostro stare al mondo e attraverso di esso acquisiamo esperienza, noi siamo nella misura in cui ci relazioniamo al mondo. Non c’è niente che possa essere fatto, detto, pensato, espresso, che possa istituire una relazione a prescindere dal nostro corpo, aprirsi al mondo partendo dal corpo significa guardarlo da una prospettiva ‘situata’ in uno spazio e in un tempo.
La principale novità teorica introdotta da Merleau-Ponty e quella di fare del corpo, e non della coscienza, il riferimento principale dell’intenzionalità. Il riferimento dell’intenzionalità al “mondo della vita” (Lebenswelt) può essere considerato la seconda novità importante introdotta dal filosofo. Merleau-Ponty cerca di dare rilievo a questo aspetto interpretando quest’ultimo concetto sia come una “struttura”, che non va intesa come un’astrazione, sia come una “forma” nel senso della Gestaltpsychologie (M. Merleau-Ponty, 1945, trad. 1965) (1). In questo ambito viene data un’importanza fondamentale al movimento inteso come motilità preriflessiva e viene perciò usato il termine “intenzionalità motoria” o “intenzionalità operante”, questo tipo di intenzionalità è sempre diretta verso “qualcosa” e traduce uno degli aspetti definitori dell’intenzionalità stessa: la direzionalità. L’intenzionalità diventa così, una funzione conoscitiva preriflessiva, pratica e precede la conoscenza intellettuale vera e propria.
Merleau-Ponty rompe la tradizionale concezione della coscienza con cui l’accademismo precedente aveva costruito un’immagine dell’uomo fatta di solo pensiero; egli vuol mostrare che la soggettività umana è incarnata sulle basi biologiche della natura umana, una situazione aperta all’intersoggettività che si è stabilita storicamente. L’organismo biologico è molto di più che la somma delle sue parti, secondo una riorganizzazione complessiva che porta ad abbandonare la separazione materia e pensiero. Si deve reintegrare alle nostre riflessioni l’esistenza corporea, vincolando il pensiero alla percezione che sono indivisi perché si fondano solo vivendo, facendo esperienza (De Vecchi F., 2012) (2).
Sviluppare un’analisi fenomenologica significa dispiegare un’analisi intenzionale, che mette in luce << le differenze di struttura tra il tipo di rapporto intenzionale che col mondo intrattiene l’organismo e quello che con esso intrattengono, invece, gli esseri umani. Per questo, nell’avviare la discussione della differenza antropologica, la fenomenologica analizza, in primo luogo, le strutture intenzionali, o meglio: la correlazione intenzionale e il tipo di mondo che si manifesta in essa. Infatti, a caratterizzare l’organismo è la “povertà di mondo”, dunque un certo tipo di rapporto intenzionale con il mondo che manca interamente nel caso della macchina>> (Costa V., 2010 ) (3).
La fenomenologia scuote dalle fondamenta il modello tradizionale di apprendimento e rimanda ad un tipo di conoscenza pratica del corpo in relazione ai suoi compiti, che Merleau-Ponty definisce con il termine “praktonosia”, e introduce un atteggiamento nuovo nel rapporto di “cura” terapeuta-malato.
La prospettiva fenomenologica in Italia non ha avuto nel passato molto successo, contrariamente a quanto è avvenuto all’estero, e si è sviluppata prevalentemente in ambito psicopatologico (Rossi M., Cangiotti F. , 2012) (4).
L. Longhi è stato uno tra i fenomenologi italiani di prima generazione, insieme a D.Cargnello, A.Ballerini, E. Borgna, B. Callieri, L.Calvi ed altri, a loro si deve il ribaltamento della vecchia psichiatria e l’affermarsi di una più moderna concezione dell’esperienza psicopatologica.
Il merito del Prof. Lamberto Longhi, allievo di Ugo Cerletti, è stato quello di estendere l’approccio fenomenologico dall’ambito psichiatrico a quello neuropsicopatologico e soprattutto alla neuroriabilitazione.
I vissuti neuropsicopatologici, nella prospettiva fenomenologica longhiana, sono viste come modalità diverse di “essere-nel-mondo”, non più considerate come aggregazioni sintomatologiche prive di senso, ma come alterazioni del gesto o comportamento finalizzato, cioè capace di intenzionare un oggetto o un tema nella relazione con il mondo e con gli altri.
Longhi ha studiato a fondo l’esperienza percettiva nei malati con cerebrolesione acquisita, e ha cercato di impostare una semeiotica psiconeurologica “indiretta” in grado di cogliere il significato costante sotteso ad ogni atto per semplice o complicato che esso sia; la spazialità, la temporalità e la causalità fenomenologica dello stesso. Egli scrive: “La psicologia fenomenologica è in grado di portare avanti un’ indagine , anche nei suoi aspetti clinici, sui caratteri essenziali del fatto percettivo, nei quali, forse è più facile cogliere immediatamente gli aspetti e le dimensioni autentiche dell’operazione percettiva, non più in un universale raggiunto induttivamente, partendo dal dato empirico, ma da un universale antropologico colto intuitivamente. Il nostro compito è quindi quello di determinare i suddetti caratteri essenziali del fatto percettivo, di impostare la corrispondente semeiologia e fin, dove ci sarà possibile, la fisiopatologia.” (Longhi L., 1969, p. 122-123) (5)
Un primo passo metodologico, per l’impostazione di tale semeiologia è stato quello di “mettere in parentesi” (“epoché” di Husserl) tutta la semeiotica della motilità che classifica il movimento corporeo come uno spostamento di un oggetto attraverso uno spazio e un tempo fisici. Un secondo passo è stato quello di ricercare le strutture senso-motorie attraverso le quali si giunge al comportamento astratto o oggettivo. Sulla traccia del neurologo e psichiatra F.J.J Buytendijk, Longhi ha distinto tre classi di modalità di sviluppo del movimento o gesto, ed ha ipotizzato:
- una senso-motricità con le caratteristiche proprie della corporeità
- una senso-motricità con le caratteristiche di un volgersi-verso l’ambiente
- una senso-motricità con le caratteristiche strutturali di una creatività gestuale
(Longhi L. 1969, Longhi L., Gomato L.,2004, 2005) (5-6-7) poi, per ogni classe, ha specificato le modalità motorie, sensitive e spazio temporali del gesto fino ad comprendere le strutture più complesse ed astratte, come il linguaggio.
E’ interessante notare come alcune recenti ricerche dell’Embodied Cognition, hanno evidenziato che:” il linguaggio risente sia delle esperienze sensorio-motorie non linguistiche che delle esperienze linguistiche, comunque radicate nel senso-motorio e che aprono al sociale (cit. Caruana F., Borghi A., 2014) (9).
Lo studio fenomenologico delle alterazioni del linguaggio, inteso come comportamento o gesto comunicativo verbale e non verbale, è stato un altro punto centrale delle ricerche neuropsicologiche di L. Longhi e collaboratori. Tali studi hanno portato ad una nuova classificazione semeiologica dell’afasia, in grado di cogliere nel malato afasico i momenti di sviluppo ancora possibili del gesto mimico, prassico, iconografico e verbale tramite il protocollo di valutazione qualitativail “Profilo dell’Afasico” (Longhi L., Gomato L., et all. 1981, Longhi L. 1985, Gomato L., 2013) (10-11-12)
E’ importante sottolineare che una riabilitazione “qualitativa” non è possibile, se non si mette in pratica una ricerca di qualità, ciò significa accogliere la “visione del mondo” del malato, <<la prospettiva del senso o del significato che alle cose l’individuo dà, intenzionalmente e consapevolmente o no>> (Sasso, L., Bagnasco, A., Ghirotto L., 2015) (13).
Lidia Gomato
Riferimenti bibliografici:
- Merleau-Ponty M., Fenomenologia della percezione –Editore Bompiani, 2009
- De Vecchi F., Ontologia sociale e intenzionalità: quattro tesi– Rivista di Estetica, 2012 http://estetica.revues.org/1707
- Costa V., Fenomenologia dell’intersoggettività. Empatia, socialità, cultura – Carrocci, 2010
- Rossi M., Cangiotti F., Maestri senza cattedra. Psicopatologia fenomenologica e mondo accademico, Antigone Edizioni, 2012
- Longhi L., Introduzione a una neurologia fenomenologica – Società Editrice Universo, Roma,1969, p.122-123
- Gomato L., Un contributo al metodo in Riabilitazione– Rivista Sistema Nervoso e Riabilitazione, vol. VII – n° 3, 2004
- Gomato L., Approccio antropologico-fenomenologico alla riabilitazione dell’emiplegico – Rivista Sistema nervoso e Riabilitazione, vol. VIII, n°2, 2005
- Longhi L., Gomato L, Pisarri F.M,La Neuroriabilitazione: approccio neuropsicologico e versione antropologica-Riabilitazione e Apprendimento, Liviana Editrice, Anno 10, n°2, 1990
- Caruana F.,Borghi A., Embodied Cognition: una nuova psicologia, Researchegate 2013 https://www.researchgate.net/publication/256301776_Embodied_Cognition_una_nuova_psicologia
- Longhi L., Gomato L., Manzetti O., Pimpinella K., Pigazzi L., La parola come gesto: la sua spazialità,Neuroriabilitazione dell’Emiplegico. Aspetti Teorici e Pratici. 1981
- Longhi L.,Afasia– Trattato di Neurologia Riabilitativa M.M. Formica – Editore Marrapese 1985
- Gomato L., L’Afasia come alterazione del gesto verbale: valutazione e riabilitazione. Approccio antropologico-fenomenologico– Rivista di Neuroscienze, Psicologia e Scienze cognitive, 2013 https://www.neuroscienze.net/lafasia-come-alterazione-del-gesto-verbale-valutazione-e-riabilitazione/
- Sasso L., Bagnasco A., Ghirotto L., La ricerca qualitativa. Una risorsa per i professionisti della salute– Edra 2015