“ La clinica, l’antropologia e la psicologia generale ci obbligano a sostituire la parola “movimento” con la parola “gesto”. Esse ci portano ad isolare una funzione gesticolatoria germe di ogni espressione umana, e più profondamente ancora germe dell’intellezione.
Il gesto coordinato, applicato, si osserva nelle forme più rudimentali della vita animale, qui esso risponde ai bisogni stessi della vita; è per mezzo di esso che l’animale sussiste. Ma man mano che l’animale s’innalza il gesto si arricchisce di nuove categorie: già nel cane fra il gesto di punta, della caccia, del riportare, vi è tutta una gesticolazione per tradurre i principali movimenti dell’affettività, essa è poco modulata e si limita a pochi atteggiamenti corporei ….Nell’uomo la vita affettiva ha un movimento molto più ricco e spesso il gesto corporeo la sottolinea inconsciamente, allo stesso titolo con cui una certa varietà di gesti, quella che costituisce la mimica facciale, sottolinea le nostre impressioni più delicate, quelle stesse che la coscienza non conserva.
Le grandi correnti emotive provocano degli atteggiamenti che ci avvicinano alla semplice animalità come nel cane: la collera, il terrore, la contentezza…..L’uomo si è fatto padrone di queste reazioni fisiologiche, le ha confuse con il sentimento che le provoca e, per astrazione ne ha fatto il simbolo delle varie forme di affettività. Così dunque, certi gesti ci parlano in modo immediato: il più debole di mente percepisce il senso del pugno che minaccia, il bambino sa il senso dell’indice che è agitato verso di lui, questo linguaggio egli lo porta con sé, nelle sue fibre. Dal momento in cui gli ingranaggi del suo sistema motorio saranno pienamente coordinati, egli istintivamente esprimerà i moti dell’animo attraverso questi stessi gesti che possedeva in potenza nel momento stesso in cui, incapace di eseguirli, ne percepiva il significato.
In tal modo si ha un primo ordine di simboli gesticolatori in cui nulla è creato, ma è soltanto preso in prestito dalle reazioni spontanee dell’uomo. Per contro, cogliendo il valore della mimica, la sua semplicità ed il suo valore espressivo, l’uomo ha allargato il simbolismo gesticolatorio, ha inventato i gesti, ha algebrizzato la gesticolazione “ (pg. 279)
Tratto da Lamberto Longhi “Introduzione ad una Neurologia Fenomenologica” Società Editrice Universo – Roma 1969