
L’idea che una particolare forma di comunicazione gestuale-corporea, definita da alcuni autori pantomima (Arbib 2012; Corballis 2011; Ferretti 2016; Ferretti et al. 2017; Tomasello 2008) o mimesis (Donald 1991;2012; Mc Bride 2014; Zlatev 2014), resa possibile dall’evoluzione del sistema specchio, sia stata una tappa importante nel processo evolutivo del linguaggio umano, in cui si è passati gradualmente da un sistema comunicativo prevalentemente gestuale a uno prevalentemente vocale è oggi condivisa da molti studiosi.
Le ricerche sui neuroni specchio, avvalorano l’ipotesi che l’elaborazione linguistica sia radicata in meccanismi di “basso livello” fondati sulla percezione e sull’azione e che il linguaggio sia nato da un sistema comunicativo brachio-manuale (Arbib 2005; Armstrong, Wilcox 2007; Corballis 2010; Fogassi, Ferrari 2007).
Rizzolatti e Arbib (1998) hanno ipotizzato che la capacità di compiere e riconoscere azioni manuali abbia costituito la base per lo sviluppo della capacità di compiere e riconoscere gesti manuali comunicativi che, a sua volta ha fornito le basi evolutive per i meccanismi cerebrali che supportano la “parità” del linguaggio ( l’ approssimativa congruenza tra ciò che il parlante intende e ciò che l’ascoltatore capisce) .
Secondo Merlin Donald, che ha proposto il primo modello teorico dell’evoluzione della mente e del linguaggio sulla comunicazione mimica (Donald M.,1991, 2012), la rilevanza della mimesis ai fini dell’origine del linguaggio è data dal fatto che tale forma di rappresentazione << quando vi è un pubblico che interpreta l’azione [….] serve anche per la comunicazione sociale [….] poiché un atto mimico può essere interpretato da altri in possesso di una sufficiente capacità di percezione di eventi>>. Da questo punto di vista la pantomima costituisce una piattaforma naturale per l’avvento della comunicazione linguistica essa è la modalità espressiva che più di tutte mette in risalto le nostre capacità comunicative gestuali, perché è una forma di comunicazione spontanea che coinvolge l’intero corpo e in cui il significato è veicolato sulla base di un rapporto di somiglianza-iconicità- con l’oggetto e l’evento rappresentati (Donald 1991, 2012, cit. Adornetti et al. p.51).
Un interessante studio di Xu e colleghi (2009), inoltre, ha mostrato che la comprensione di azioni pantomimiche attiva nel cervello umano aree generalmente ritenute specifiche per il linguaggio (un network lateralizzato a sinistra di regioni temporali posteriori e frontali inferiori) ( Adornetti I. et al., 2018, pp.53-54).
Recentemente, nel contesto delle prospettive teoriche che identificano nella narrazione l’aspetto peculiare del linguaggio (ciò che distingue il linguaggio umano dalla comunicazione animale), è stata avanzata l’ipotesi che la pantomima abbia rappresentato una ideale piattaforma per l’avvento della comunicazione umana perché essa costituisce una modalità primordiale di raccontare storie in assenza di linguaggio ( Adornetti I. et al. , 2018, pp.53-54).
Nell’esperienza clinica e riabilitativa dell’afasia possiamo osservare nei malati, più spesso di quanto si pensi, una difficoltà transitoria o stabile, di imitazione e/o comprensione di gesti mimati. Tale difficoltà, quando è molto evidente, viene inquadrata dalla neuropsicologia tradizionale come disturbo aprassico, cioè: un disordine motorio, non riconducibili a paralisi di gruppi muscolari, disordini sensoriali elementari, deficit intellettivi o ridotta capacità di comprensione del linguaggio, si evidenziano quando al paziente viene chiesto di eseguire – su imitazione o su comando verbale – un movimento senza significato o un gesto familiare (Rothi, Ochipa & Heilman 1997, Cognitive Neuropsychology), ma nella realtà riabilitativa non è sempre possibile trovare dei confini così netti tra un disturbo e l’altro.
Penso che poter osservare un pò più da vicino, nelle persone con afasia, la possibilità o meno di espressione mimica, oltre che verbale, in uno spazio aperto, non codificato, sia di grande utilità ed interesse per un’ulteriore comprensione e di tale disturbo.
Nell’ottica di una riabilitazione integrata, per sperimentare e favorire la comunicazione attraverso linguaggi diversi e in situazioni strutturate, si è pensato di istituire nell’anno in corso presso l’AITA Onlus Regione Lazio, un Laboratorio Sperimentale di Comunicazione Espressiva, a mediazione artistica.
Lidia Gomato
Riferimenti bibliografici:
Adornetti I., Chiera A., Ferretti F., Embodied Cognition e origine del linguaggio: il ruolo cruciale del gesto – Rivista Lebenswelt, 13 , 2018