
Nel XX secolo, molte ricerche hanno evidenziato come l’uso di strumenti per produrre un suono è universale nella specie umana (inclusa la percussione su parti corporee) e frequente nei primati. Si è visto, ad esempio, che i grandi primati africani (scimpanzé e gorilla) usano percuotere con strumenti parti del corpo, alberi o altri oggetti (drumming), come segno di socializzazione, di lotta e di gioco. Tali studi portano a pensare che il drumming bimanuale nei grandi primati africani abbia una forte omologia per quello che riguarda l’uso di strumenti musicali negli umani. Inoltre, studi comportamentali sui macachi hanno confermato che i suoni drumming attraggano l’attenzione degli altri membri del gruppo nello stesso modo delle vocalizzazioni dei conspecifici. Un approfondimento dello studio, effettuato tramite la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI) per vedere quali regioni cerebrali venivano attivate in maniera preferenziale dai suoni drumming e dalle vocalizzazioni, ha rilevato che in entrambi i livelli di percezione sonora si attivava sia la corteccia uditiva caudale che l’amigdala. Un tale esito della ricerca suggerisce un’origine comune del sistema vocale e di quello di comunicazione non vocale, ciò supporta l’ipotesi di un’origine gestuale dello speech e della musica (Remedios 2009; cit. da Invitto S., Francioso A., 2013, p.53). E’ interessante notare che altri studi avevano già evidenziato che le scimmie antropomorfe sono capaci di utilizzare un gesto fonetico di comunicazione all’interno del gruppo e come i suoni di richiamo conspecifici nei macachi attivino anche le aree di Broca e di Wernicke (Gil-de-Costa et al.,2006; cit.2013, p.53).
Secondo alcuni ricercatori, la specie Homo avrebbe sviluppato le diverse modalità comunicative a partire dai comportamenti di imitazione consentiti dalle caratteristiche funzionali dei neuroni specchio e dal loro controllo cognitivo. Queste forme comunicative, che inizialmente erano gestuali, nel corso dell’evoluzione, avrebbero originato le articolazioni del linguaggio verbale. In una tale prospettiva l’Homo Habilis sarebbe stato in grado di comunicare attraverso una forma di proto-linguaggio gestuale, l’Homo Erectus di produrre un codice linguistico mimico-gestuale, e l’Homo Sapiens avrebbe presentato per primo, strutture cerebrali che avrebbero consentito di associare al linguaggio gestuale le prime vocalizzazioni e avrebbero consentito all’Homo Sapiens Sapiens l’uso cognitivo e intenzionale della comunicazione gestuale e vocale. Gentilucci & Corballis (2006, cit. 2013, p.65) ipotizzano che alla base di questo processo evolutivo ci sia stato un meccanismo istintivo di atti comunicativi condivisi, che hanno permesso di associare il significato del gesto a quello della parola.
La presenza del‘drumming’nei primati, date le frequenze vibratorie della musica e il coinvolgimento dei neuroni specchio (neuroni senso-motori) durante l’ascolto di performance musicali, fa pensare che uno dei primi canali recettoriali di percezione musicale sia stata la comunicazione attraverso il contatto corporeo con l’altro (sistema aptico), (Zatorre, 2011; cit. 2013, p. 68).
Riferimenti bibliografici:
Invitto S., Francioso A., Neuroarcheologia musicale: musica come protolinguaggio, Rivista Psycophenia, anno XVI -n. 28/2013