L’importanza dell’esperienza corporea e della coordinazione spaziale nell’evoluzione del linguaggio. Verso un modello “incarnato” di logopedia in neuroriabilitazione

prime lance

Agli albori delle scienze cognitive il cervello fu considerato nel suo studio come una monade isolata, i cui stati erano semplicemente frutto di interazioni interne, che emergevano dal suo funzionamento biologico; negli ultimi anni però, si è fatto strada un nuovo modello di scienza cognitiva, definita “incarnata” o “embodied” . Vi è stata una forte riconsiderazione del ruolo fondamentale che ha un “fare” legato all’impegno attivo di un “soggetto incorporato” nel mondo, un soggetto continuamente rivolto all’ambiente circostante, “ verso qualcosa” al di fuori di lui. Questa nuova scienza cognitiva si rifà al pensiero fenomenologico di Maurice Merleau-Ponty.

Circa due milioni di anni fa l’uomo ha iniziato a fabbricare utensili, i primo contatto della mano con la pietra e la sua progressiva lavorazione hanno potenziato il nostro raggio d’azione dando inizio a una cultura in cui l’interazione con degli strumenti è diventata indispensabile, per fare, per pensare e comunicare. Nei resti archeologici degli artefatti possiamo trovare i segni della nostra evoluzione cognitiva:  nella simmetria di  una lancia, ad esempio, l’ominide ha lasciato traccia delle nostre proprietà visuospaziali, nell’ideazione di una trappola l’impronta di una metacognizione spazio-temporale, e così via. L’idea che si va sempre più affermando  nella paleoantropologia , è che lo strumento, l’utensile, abbia alterato la nostra organizzazione cerebrale.

Il biologo e antropologo italiano Emiliano Bruner, direttore del laboratorio dedicato alla paleoneurologia nel Centro di ricerca sull’evoluzione umana di Burgos, in Spagna, nel suo libro “La mente oltre il cranio” (1) sostiene che un momento decisivo della nostra storia è stato quello in cui è avvenuta una variazione importante nei lobi parietali, coinvolti nell’abilità visuospaziale, ovvero la capacità di interagire con lo spazio e gli oggetti in modo coordinato e strategico. Il segreto della nostra specie, in breve, sarebbe nell’integrazione tra cervello, corpo e tecnologia. Con le sue ricerche, Bruner ha contribuito a mostrare come i cambiamenti più vistosi  in Homo Sapiens siano avvenuti nel lobo parietale, in particolare in aree come il precuneo e il solco intraparietale dove corpo e visione, mano e occhio, si integrano (2). Egli fa un ‘analisi di quelle capacità cognitive generalmente indicate con il nome di “integrazione visuospaziale”, implicate nella connessione tra individuo e ambiente, tra corpo e visione, e nella gestione dei ricordi, della nozione di sé stessi e delle relazioni con gli altri e mostra come le capacità cognitive si estendono al corpo e alla tecnologia, cioè oltre il cervello stesso, e come questi siano parti integranti nella formazione della mente.“Questa prospettiva è stata ulteriormente sottolineata a proposito dell’importanza dei processi condivisi tra l’esperienza corporea e l’elaborazione del linguaggio (Jirak et al., 2010 ), …la coordinazione spaziale è rilevante nell’evoluzione del linguaggio a causa di un’associazione riconosciuta tra il parlato e la destrezza manuale (Binkofski e Buccino, 2004 ). Secondo questa visione, le simulazioni senso-motorie possono collegare l’esperienza corporea, i neuroni specchio e la codifica del linguaggio, associando il linguaggio a circuiti incorporati (Buccino et al., 2005 ; Marino et al., 2012)” (cit. da Bruner E., 2017) (2).

Nella ricerca paleoneurologica, nell’ottica di Bruner, “tenendo conto della possibile rilevanza dell’esperienza corporea nell’elaborazione del linguaggio, si dovrebbe valutare in quale misura la capacità linguistica è stata attivata, facilitata o migliorata, dalle capacità visuospaziali. In tal caso, si dovrebbe considerare se il fatto che i Neanderthal e gli umani moderni mostrino regioni corticali visuospaziali allargate possa rappresentare la prova di tale associazione”(2)

Lidia Gomato

Riferimenti bibliografici:

(1) Bruner E., La mente oltre il cranio. Prospettive di un’archeologia cognitiva. Carocci Editore, 2018

(2) Bruner E., Language, Paleoneurology, and the Fronto-Parietal System, Frontiers in Human Neuroscience, 2017 (Front. Hum. Neurosci., 30 June 2017 | https://doi.org/10.3389/fnhum.2017.00349)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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