Una breve riflessione sull’origine dell’oggetto “cervello”

Origini interventi al cranio

Per questa breve riflessione sull’origine dell’oggetto “cervello” dobbiamo partire dal fatto che ogni oggetto esiste solo all’interno di pratiche determinate che lo mettono in opera.

In questo senso è possibile affermare che il “cervello”, come tale, non esiste, e così”il sole”, “l’uomo” o “l’universo” oppure” il pensiero”, o “la giustizia”. Come tali non sono nulla oltre al fatto di essere oggetti di un uso ingenuo del linguaggio; come relativi a una pratica o interni a molte pratiche sono invece certamente qualcosa che non perde nulla della sua esistenza.

Possiamo immaginare che il cervello sia venuto all’esistenza nel momento in cui un progenitore ancestrale ha trapanato il cranio di un suo compagno, per ragioni abbastanza sconosciute e tuttavia indubbie a sentire i resoconti dei paleoantropologi. Che cosa quell’uomo abbia visto, come l’abbia nominato, se l’ha nominato, non siamo in grado di saperlo; sia perché non possediamo segni che in qualche modo ce lo comunichino, sia perché l’esperienza di quell’uomo è stata certamente determinata dalle pratiche che gli erano abituali, con il connesso corredo di oggetti ed idee che gliene derivavano, e di quelle pratiche, del loro vissuto emozionale, sensibile ed intellettuale abbiamo una nozione assai vaga e generica.

Da allora però la pratica della trapanazione del cranio ha accompagnato la vita dell’uomo, entrando in usi sempre molteplici e diversi, e il cervello si è via via modificato come oggetto, ogni volta entrando in relazione con delle pratiche specifiche che lo concernevano (comprese ovviamente le pratiche di linguaggio), dalle quali pratiche ha tratto corrispondenti connotati. Quando i nostri antenati aprirono il cranio e videro il cervello avevano ragione di pensare (se lo pensarono) che esso stava da sempre nelle teste.

Ciò che il trapanatore come lo scienziato trascurano di dire è che le loro pratiche non ci sarebbero senza quelle che li hanno preceduti e che essi hanno ereditato, e senza l’evoluzione dell’intero universo che li comprende. Perché il punto è questo: che non poteva esistere un trapanatore di crani mille anni prima della sua comparsa e che nel momento del big bang, non potevano esistere uomini, con un laboratorio scientifico da anni duemila dopo Cristo.

Ma se questo è un fatto indiscutibilmente vero, come o in che senso, sarebbero esistiti, nonostante ciò, quel “cervello” che hanno visto e quel “big-bang” di cui gli scienziati parlano?

La voce e la nominazione in questo passaggio hanno avuto un ruolo fondamentale.La voce nomina e dice significati che valgono per tutti. Nominando per tutti quel che vediamo (o sentiamo, o immaginiamo), esercitiamo di fatto due atti. Uno è l’atto che ora compiamo entro una definita pratica di cui è parte il nominare, atto di cui facciamo diretta e concreta esperienza. L’altro atto è quello che si raccoglie nella nominazione del significato come cosa detta a tutti, cosa di tutti e vera per tutti (e detta perciò anche a me che parlo). Sollevandosi al significato universale, l’atto di nominazione diventa un significato oggettivo (valido intemporalmente per tutti) e ciò che viene significato diviene a sua volta qualcosa di oggettivo, qualcosa che esiste di per sé indipendentemente dal primo atto, che infatti lo riceve per “rimbalzo” e per così dire da fuori. Riprendiamo l’esempio del primo trapanatore, supponiamo che in occasione e in conseguenza della sua pratica dica “cervello”. Da un lato dunque egli sta praticando e compie anche un atto di nominazione, ma da un altro lato quel che dice la sua voce è detto a tutti come a lui stesso e diviene così un significato oggettivo. Solo a questo punto comincia ad esistere “il cervello”, vale a dire indipendentemente dalle sue pratiche di trapanazione. C’era anche prima che trapanasse. Ci sarà ancora quando trapanerà domani. Le teste sono fatte così che ci piaccia o no.

Tratto dal libro di Sini C. “Gli abiti, le pratiche e i saperi “(pg 74 – 77) Edizione Jaca Book 1996 e liberamente modificato da

Lidia Gomato

 

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