L’idea che il linguaggio si sia sviluppato prevalentemente attraverso il medium sonoro è oggi sostenuta da diversi studiosi secondo i quali i precursori delle capacità comunicative umane vanno rintracciati nelle vocalizzazioni delle scimmie non antropomorfe (Cercopithecus aethiops). Una cosa particolarmente interessante dal punto di vista comunicativo è che esse usano richiami d’allarme acusticamente differenti per segnalare la presenza di diversi tipi di predatori. Ad ogni specifico richiamo è associata una specifica risposta comportamentale sia da parte dell’individuo che emette il grido, sia da parte dei conspecifici che lo avvertono, quando ad esempio la scimmia produce il segnale di pericolo per il leopardo gli individui che lo recepiscono cercano riparo correndo tra gli alberi, per il segnale dell’aquila invece guardano verso l’alto ecc. Tali richiami sono olistici (possono essere accumunati a messaggi completi, piuttosto che a singole parole), manipolativi (non sono finalizzati a comunicare informazioni, ma a condizionare il comportamento altrui) e musicali (sono caratterizzati da ritmo e melodia). Un altro elemento importante del repertorio comunicativo delle grandi scimmie (antropomorfe) è la multimodalità, cioè l’uso combinato di vocalizzazioni e gesti.
Si è visto che tutte le proprietà olistiche, manipolative, multimodali e musicali del “protolinguaggio” delle scimmie e delle grandi scimmie sono presenti anche nel sistema di comunicazione dei primi ominidi che hanno abitato il pianeta fino a 1,8 milioni di anni fa. Nel tempo, con altri passaggi evolutivi, il sistema di comunicazione acquisisce un’ulteriore caratteristica: la mimesi, definita da Donald (1991) come “la capacità di produrre atti rappresentazionali coscienti e autoindotti che sono intenzionali ma non linguistici”, diventa più flessibile e può essere utilizzato in una più ampia gamma di situazioni. Lo studio degli aspetti legati alla percezione e alla comprensione delle vocalizzazioni da parte dei primati ha rilevato sorprendenti abilità interpretative, ma molte delle caratteristiche che rendono la comunicazione delle scimmie diversa dal linguaggio umano riguardano la produzione vocale.
La comprensione delle vocalizzazioni da parte dei primati non umani è molto differente dalla loro produzione e dal loro uso, pertanto non sembra possibile spiegare l’origine del linguaggio facendo riferimento esclusivo al medium sonoro. L’aspetto fondamentale del linguaggio umano è legato alla capacità di cogliere “l’intenzione comunicativa del parlante”, da questo punto di vista, come rileva Tomasello (2008), è la produzione dei segnali, più della comprensione, ad essere specificatamente comunicativa. Secondo Gentilucci e Corballis (2006) “l’antenato comune di esseri umani e scimpanzé doveva essere meglio equipaggiato per sviluppare un sistema di comunicazione volontaria basato su gesti visibili piuttosto che suoni”. Un consistente numero di esperimenti condotti nel campo delle neuroscienze, della psicologia e della linguistica inoltre, ha di recente fatto pensare che quando comprendiamo una parola o una frase si attivano esattamente gli stessi sistemi neurali che si attivano quando percepiamo o agiamo, in sintesi: la comprensione linguistica pare richiedere l’attivazione del sistema senso-motorio.
I sostenitori più attuali dell’ipotesi dell’origine gestuale del linguaggio umano sono M. Corballis (2002; 2009; 2011) Arbib (2005; 2012) Rizzolatti e Arbib (1998) M. Tomasello (2008) Gentilucci (2006), Gallese (2009) e altri.
- Adornetti “Origine del linguaggio” – Rivista APhEx n° 5 Gennaio 2012
- Corballis “ Dalla mano alla bocca. Le origini del linguaggio” Raffaello Cortina 2009