Luke Howard, un giovane metereologo inglese, nel 1802 ebbe l’intuizione geniale di ridurre le numerose forme individuali delle nuvole a un numero limitato, di classificare tre forme fondamentali di nuvole: cirrus, cumulus e stratus. Il sistema d’identificazione che adottò ha consentito agli scienziati di classificare tutte le nuvole come una varietà delle tre forme di base, diffondere conoscenze su di loro, studiarle ulteriormente e applicare le informazioni per fare le previsioni metereologiche. Howard fu il solo a capire che la nube non è un oggetto, non è uno stato, ma una transizione costante e come tale andava descritta, così gettò le basi per la “scienza delle nuvole”, cioè la meteorologia.
Nella “sfida alla complessità” non è più possibile inseguire qualcosa di definito e misurabile, il nesso causale non è più lineare, l’evento aleatorio scuote la ripetizione dell’identico; nello studio dell’esperienza umana si preannuncia un sapere nuovo, capace di convivere con l’incerto e le sue trasformazioni, in grado di apprezzare le qualità.
La nuvola è una miscela indeterminata, campo dei possibili in cui le forme traggono origine, il tempo delle meteore è irreversibile così come la vita dell’uomo, non è lo stesso dell’orologio di precisione, modello dei sistemi regolari, ma piuttosto quello dei “sistemi disordinati più o meno imprevedibili” e non possiamo che affidarci alle probabilità statistiche per anticipare il futuro. La sorte degli umani non segue una traiettoria precisa e neanche il cammino della storia.
Lidia Gomato
Spunti tratti dai seguenti articoli:
Lo scienziato che legge le nuvole di M. Bucchi – la Repubblica 15/04/2016
Nuvola di M.Porro www.doppiozero.com 5/05/2016