Le ricerche del neurofenomenologo Lamberto Longhi si sviluppano sulla traccia di Merleau-Ponty, Kurt Goldstein, F.J.JBuitendijk ed altri; esse partono dalla convinzione che una concezione di tipo puramente meccanicista o “stimolo-funzionale” dell’organismo e della vita umana non permette di accedere alla comprensione, quindi alla conoscenza, della vasta gamma di sfumature che si collocano tra la “normalità” di una facoltà e la sua “insufficienza”.
Si può davvero curare una persona riducendo i suoi deficit solo a carenze e disfunzioni clinico-fisiche del cervello? Se è possibile riconoscere le specifiche aree traumatiche del cervello e ricostruire un’eziologia di alcuni disturbi neurologici peculiari bisogna altresì situare l’intera struttura di vita di un paziente quegli stessi disturbi, dal momento che il nostro organismo viene esperito non come una moltitudine di fatti isolati, ma come una totalità in continua trasformazione, come un continuo movimento sinestesico situato nel mondo. Attraverso il metodo fenomenologico di Husserl, Longhi ha tentato nelle sue ricerche di coniugare la necessità della scomposizione con il rispetto della totalità, l’importanza dell’analisi con la salvaguardia di una visione sintetica del singolo e della realtà nel suo complesso.