Il metodo fenomenologico applicato allo studio del linguaggio e della coscienza

M. Merleau-Ponty 2

La fenomenologia ha inizio nei primi del Novecento con i filosofi F. Brentano ed E. Husserl, ha come proposito di rifondare il sapere filosofico come sapere “scientifico rigoroso” partendo dall’ analisi dell’esperienza e del linguaggio con cui la descriviamo. C’è una relazione inscindibile tra il soggetto (agente) e il Mondo, sono entrambi compresi in ’“atti intenzionali” dotati di senso, l’intero mondo naturale altro non è che un correlato della coscienza. Per uscire dall’ ”atteggiamento naturale” della scienza epistemologica tradizionale, che ha come obiettivo di studiare il “dato”, cioè l’”oggetto” senza il soggetto, Husserl ha ideato il metodo della “riduzione fenomenologica” o “epoché”, con la quale l’”oggetto” viene messo “tra parentisi” per poter aprire l’accesso alle operazioni costituenti la coscienza. Lo studio della percezione è il modello che Husserl ha scelto per l’analisi fenomenologica della coscienza . Per Husserl già ai livelli più elementari della vita della coscienza è presente il riferimento al mondo (prospettiva genetica), non solo nella costituzione degli oggetti; l’ideale dell’oggettività scientifica si contrappone così alla soggettività del “mondo dell’esperienza che sta alla base del vivere umano e che è detto “mondo della vita” (Lebenswelt), la fenomenologia quindi può essere considerata “scienza dell’esperienza”.

Un ulteriore sviluppo della fenomenologia si è avuto con M. Merleau-Ponty, che ha recepito il metodo fenomenologico di Husserl e gli spunti dell’analisi heideggeriana dell’esistenza, e che ha dato alla fenomenologia una svolta “esistenziale”(fenomenologia esistenziale). Merleau-Ponty ritiene che non è importante come si costituisce la coscienza, il sapere, come nella posizione di Husserl (fenomenologia trascendentale), ma piuttosto come si arriva alla cognizione dell’esistenza “situata nel mondo”, in cui l’uomo è impegnato nel “fare” dell’esistenza, che è, sì, coscienza, ma anche corporeità. La percezione, il movimento e l’ambiente sono gli elementi costituitivi del comportamento, anche quello linguistico, scopo della fenomenologia per quanto riguarda lo studio del linguaggio, è quello di mettere “tra parentisi “ (riduzione fenomenologica) i “contenuti” del linguaggio, cioè l’aspetto più “ovvio”, per individuare le “strutture del comportamento” sottostanti la comunicazione verbale.

L’approccio fenomenologico e le scienze cognitive

Recentemente alcuni autori hanno evidenziato la necessità di un’approccio fenomenologico alla cognizione, per prendere in considerazione l’esperienza soggettiva dell’ “uomo nel mondo”, da sempre esclusa dai neuroscienziati negli studi neuronali della mente. La fenomenologia si presenta come un “ripensamento esemplare” del tradizionale modo di concepire la conoscenza umana, rappresentazione dell’oggetto nella mente inerte del soggetto. Il soggetto conoscitivo è dotato di una sua peculiarità e identità, il suo “sguardo non è in nessun luogo”, è “situato”; la conoscenza non è rappresentazione mentale del mondo esterno ma “coesistenza” di oggetto-soggetto.

1.Gallagher, Zavi, La mente fenomenologica. Filosofia della mente e scienze cognitive, Raffaello Cortina Editore 2009

  1. F. J Varela, Un rimedio metodologico al “problema difficile”, in Neurofenomenologia. La scienza della mente e la sfida dell’esperienza cosciente, Massimiliano Cappuccio (a cura di), Bruno Mondadori 2006
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