Se volete ampliare le vostre conoscenze sulla storia degli studi sull’afasia, che comprende gli approcci olistici antiassociazionisti mai citati nella formazione universitaria dei logopedisti, vi consiglio di leggere “Le lingue mutole” di A. Pennisi, in questo testo pubblicato nel 1994 si trovano tutti gli elementi del dibattito in corso nelle neuroscienze sulla relazione cervello-mente e i presupposti teorici dell’approccio antropo-fenomenologico del Prof. L. Longhi alla riabilitazione dell’afasia. Interessante per la sua attualità è ad esempio la tesi del filosofo H. Bergson (Materia e memoria 1959), che ha studiato a fondo le afasie per comprendere il ruolo del cervello e della mente nell’organizzazione del linguaggio: “ Il ruolo del cervello è importante ma non ha nulla a che fare con la formazione o la conservazione delle idee; esso crea soltanto processi o movimenti, limitarsi ad osservarne il comportamento equivarrebbe a mettersi nei panni di chi di una sinfonia percepisse solamente i movimenti della bacchetta del direttore d’orchestra o di uno spettatore che vede tutto quello che gli attori fanno sul palcoscenico, ma che non sente una parola di quello che dicono. Il ruolo del cervello e il suo rapporto con il mentale è una certa relazione sui generis, il cervello è un organo di pantomima, l’organizzazione cerebrale è il motore dell’azione, rete direttiva del movimento, centro coordinatore del ritmo interiore”. Azione, movimento, ritmo non sono termini letterari ma rigorosamente descrittivi.
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